Analisi delle vendite per regione e prezzi medi per il trilocale in Italia
In Italia il trilocale continua a vincere, anche nel primo trimestre del 2023. Secondo l’Osservatorio Immobiliare Biancoverde, il trilocale rappresenta ancora il tipo di appartamento più venduto, seguito da bilocali e quadrilocali. Questa tendenza sembra essere confermata anche per l’anno in corso.
Nel primo trimestre del 2023, il 40% degli immobili acquistati dai clienti delle agenzie immobiliari in Italia erano trilocali. La soluzione del trilocale è versatile e si adatta sia alle esigenze di single, che di giovani coppie e famiglie, che cercano spazi supplementari e una stanza jolly da adibire a molteplici usi.
L’analisi delle vendite per regione ha mostrato che in Lombardia, ad esempio, il 41% degli appartamenti venduti sono trilocali. Solo a Milano, a causa del maggiore costo della vita, il bilocale rimane il tipo di appartamento più richiesto, con il 50,2% delle vendite, contro il 28,5% dei trilocali. Nella provincia milanese, invece, gli atti stipulati per i trilocali segnano il 36,9%. In Piemonte, il 32,2% degli appartamenti venduti sono trilocali, mentre in Emilia Romagna la percentuale raggiunge il 48,1%.
La domanda di trilocali sembra essere guidata dalla versatilità degli spazi e dalla ricerca di una stanza jolly da utilizzare in base alle proprie esigenze. Il trilocale si adatta infatti alle esigenze di chi cerca un appartamento adatto alle proprie esigenze lavorative, che possa diventare anche uno spazio per la famiglia.
Per chi cerca un appartamento con il giusto equilibrio tra spazio e prezzo, il trilocale sembra essere la scelta migliore. Anche perché, secondo l’analisi, i trilocali hanno un prezzo medio che si aggira intorno ai 150.000 euro. Il prezzo, quindi, sembra essere accessibile a molte persone, compresi giovani coppie e famiglie.
In ogni caso, la scelta dell’appartamento ideale dipende dalle esigenze personali di ciascuno. Il trilocale sembra essere la scelta migliore per chi cerca una soluzione abitativa versatile, ma è sempre consigliabile valutare attentamente le proprie esigenze e il proprio budget prima di fare una scelta definitiva.
In conclusione, il trilocale in Italia si conferma come il tipo di appartamento più richiesto anche nel primo trimestre del 2023. La soluzione si adatta alle esigenze di single, giovani coppie e famiglie, e la sua versatilità sembra essere il principale motore di vendita. Con un prezzo medio accessibile, il trilocale sembra essere la scelta migliore per chi cerca un appartamento adatto alle proprie esigenze. Tuttavia, come sempre, è consigliabile valutare attentamente le proprie esigenze e il proprio budget prima di prendere una decisione definitiva.
Per vendere o acquistare l’immobile dei tuoi desideri contatta Pregio Immobiliare, che schiera un team di professionisti al servizio delle tue idee e delle tue esigenze.
Come evitare errori costosi: tutto quello che devi sapere sulle tasse immobiliari in Italia.
L’acquisto di un immobile in Italia può rappresentare un ottimo investimento, tuttavia è importante tenere in considerazione le tasse legate all’acquisto e alla vendita di un immobile. In questo articolo esploreremo le diverse tasse immobiliari in Italia e le regole fiscali che è necessario conoscere per evitare errori costosi.
In primo luogo, è importante sapere che la tassazione sugli immobili in Italia è diversa per le persone fisiche e le persone giuridiche. Per maggiori informazioni sulle tasse immobiliari in Italia, si può visitare il sito dell’Agenzia dell’Entrate, dove è possibile scaricare una guida fiscale sull’immobiliare.
La compravendita di immobili in Italia è soggetta a diverse tasse. Quando si acquista un immobile, è necessario pagare alcune tasse al notaio, mentre quando si vende potrebbero esserci imposte da pagare sugli immobili venduti. Inoltre, sia il venditore che l’acquirente sono soggetti a diverse imposte, a seconda del fatto che il venditore sia un privato o un’azienda, e se l’immobile è una prima casa o meno.
Per quanto riguarda le tasse sulla compravendita, l‘imposta di registro per la prima casa è del 3% del prezzo, mentre per le altre abitazioni è del 7%. L’imposta ipotecaria è di 168 euro per la prima casa e del 2% per le altre, mentre l’imposta catastale è di 168 euro per la prima casa e del 1% per le altre. Se il venditore è un’impresa, l’imposta di registro, l’imposta ipotecaria e l’imposta catastale sono di 168 euro, mentre l’IVA è del 4% per la prima casa, del 10% o del 20% per l’abitazione di lusso o con interventi di recupero effettuati dall’impresa.
Tuttavia, è importante sapere che esistono delle agevolazioni fiscali per chi acquista la prima casa. Per usufruire di queste agevolazioni, l’immobile non deve essere una casa di lusso, deve essere ubicato nel comune di residenza dell’acquirente e l’acquirente non deve essere il titolare esclusivo o coniuge del diritto di proprietà, usufrutto, uso o abitazione di altra casa acquistata con le agevolazioni prima casa.
Inoltre, va precisato che non è vero che non si possa vendere un immobile prima dei cinque anni. Ci sono solo delle agevolazioni fiscali che si perdono se si vende prima di questo periodo.
Infine, per investire in immobili è importante conoscere le informazioni legali e fiscali corrette. Avere una squadra di collaboratori esperti in ambiti specifici può essere utile per avere risultati migliori. Per questo motivo, avere una squadra tecnica di supporto può essere una strategia fondamentale per guadagnare di più.
In sintesi, l’acquisto e la vendita di immobili in Italia sono soggetti a diverse tasse. È importante conoscere le regole del gioco e avere a disposizione una squadra tecnica di supporto per avere maggiori informazioni legali e fiscali e per evitare di commettere errori.
Pregio Immobiliare è l’agenzia perfetta per supportare le tue idee e i tuoi progetti immobiliari di compravendita: contattaci subito per usufruire dei nostri servizi.
Scegliere gli immobili giusti per ottenere rendimenti solidi nel settore dell’investimento immobiliare: ecco i fattori da considerare.
L’immobiliare è un settore in costante evoluzione e i nuovi flussi di liquidità che vi affluiscono hanno portato a cambiamenti significativi negli ultimi anni. Nel corso degli ultimi anni, infatti, l’immobiliare è stato caratterizzato da prezzi in calo, il che ha comportato un aumento delle opportunità di rendimento per i investitori. Tuttavia, l’arrivo di una grande liquidità aggiuntiva ha portato a un cambiamento radicale di questa situazione, con gli operatori che cercano rendimenti competitivi in settori come l’investimento immobiliare in cui i rischi sono meno elevati o più difficili da valutare.
La selezione è essenziale
In questo nuovo contesto, gli investitori accorti devono selezionare con cura tre elementi: la location, la coerenza e la fruibilità dell’immobile. La location, ovviamente, deve essere scelta con attenzione, ma anche la coerenza dell’immobile con il tessuto immobiliare circostante è di fondamentale importanza. Inoltre, la fruibilità logistica dell’immobile è essenziale, perché l’automobile non è più un’opzione realistica. Questo significa che gli immobili residenziali devono essere situati a meno di 500 metri dalle principali vie di trasporto, mentre gli immobili direzionali devono avere accesso a parcheggi, servizi e snodi di trasporto primario esistenti, non solo teorici o futuribili.
Basta patrimoni senza flussi
In un mondo in cui gli stock di immobili invenduti, inutilizzati o sfitto sono in costante aumento, i flussi di reddito sono l’unico argine al valore degli immobili. Ma questi flussi vanno difesi, non arrivano da soli. I grandi patrimoni di famiglie ormai alla terza o quarta generazione, con immobili storici bellissimi in location tripla A ma lasciati andare per servire le rendite di troppi eredi, sono destinati inesorabilmente a valere sempre meno. Questo è ancora più vero oggi, quando gli immobili invecchiano molto più rapidamente di solo 50 anni fa. Non si tratta solo di materiali, ma del concetto di spazio abitato o utilizzato, che cambia con il tempo e con le esigenze e le tecnologie che evolvono.
Nuove opportunità
Nonostante queste sfide, ci sono ancora molte opportunità nell’immobiliare, soprattutto in settori meno ovvi o in cui è necessaria maggiore competenza per valutare la rischiosità complessiva. Ad esempio, le residenze per anziani in aree urbanizzate, gli spazi direzionali in aree limitrofe agli snodi del trasporto primario o la logistica lungo le arterie chiave del trasporto possono offrire rendimenti interessanti. Tuttavia, per sfruttare queste opportunità, gli investitori devono essere disposti a lavorare sodo per valutare la rischiosità complessiva e selezionare con cura gli immobili.
Conclusione
In sintesi, l’investimento immobiliare richiede sempre più competenza, selezione accurata e gestione attenta per ottenere rendimenti solidi e duraturi. Gli investitori che si concentrano solo sul prezzo potrebbero presto ritrovarsi in bolle speculative senza solide basi sottostanti. È importante valutare attentamente le opportunità meno ovvie, ma potenzialmente redditizie, e considerare la qualità dell’immobile, la sua coerenza con il contesto circostante e la sua fruibilità logistica. Inoltre, è essenziale difendere i flussi di reddito degli immobili, poiché i grandi patrimoni senza flussi sono destinati a perdere valore nel tempo. Con una selezione oculata e una gestione diligente, l’investimento immobiliare può ancora offrire rendimenti interessanti, ma è necessario prestare attenzione a tutti gli aspetti coinvolti.
Affidati a Pregio Immobiliare per i tuoi investimenti, che schiera un team di professionisti al servizio delle tue idee. Contattaci per prenotare un appuntamento e ricevere maggiori informazioni sull’argomento.
L’importanza di questo contratto e come procedere per la registrazione online
Il contratto preliminare di compravendita è uno strumento fondamentale per la compravendita di beni di valore elevato. In questo testo, verrà spiegato il suo significato e l’importanza della sua stipula, evidenziando i vantaggi per entrambe le parti. Sarà anche discusso il ruolo della registrazione online nella validità del contratto.
Il contratto preliminare di compravendita è un accordo scritto tra acquirente e venditore che riporta le condizioni principali della futura compravendita, come il prezzo, le modalità di pagamento, le scadenze, le condizioni di consegna e le eventuali penali in caso di inadempimento. Nonostante non sia obbligatorio per legge, il contratto preliminare costituisce un importante strumento di tutela per le parti coinvolte.
Infatti, una volta firmato, il contratto preliminare ha valore giuridico e le parti sono tenute a rispettarlo. In caso di inadempimento, il mancato rispetto delle clausole del contratto preliminare può comportare l’obbligo di risarcimento dei danni subiti dall’altra parte.
Il contratto preliminare può anche prevedere la restituzione di una caparra confirmatoria da parte dell’acquirente, che costituisce una garanzia per il venditore dell’effettiva volontà di acquistare. In caso di recesso dell’acquirente, la caparra può essere trattenuta dal venditore a titolo di risarcimento dei danni subiti.
È importante sottolineare che dal 7 marzo 2023, è possibile registrare il contratto preliminare di compravendita online direttamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate tramite il modello “Registrazione di atto privato” (Rap) presente sul sito. La registrazione è fortemente consigliata poiché offre maggiori garanzie e tutela gli interessi delle parti.
La registrazione del contratto preliminare costituisce una prova di avvenuta stipula e di contenuto del contratto, e può rappresentare un elemento utile per l’eventuale richiesta di un mutuo o di un finanziamento bancario per l’acquisto dell’immobile.
In sintesi, il contratto preliminare di compravendita è uno strumento giuridico fondamentale per la compravendita di immobili e altri beni di valore elevato. La sua stipula garantisce la tutela delle parti in causa e costituisce una prova di avvenuta stipula e di contenuto del contratto. La registrazione del contratto preliminare presso l’Agenzia delle Entrate è fortemente consigliata, poiché offre maggiori garanzie e tutela gli interessi delle parti. La registrazione online ha reso il processo più semplice e rapido, evitando lunghe attese e risparmiando tempo prezioso.
Per ricevere maggiori informazioni sull’argomento o per ricevere una consulenza, non esitare a contattare Pregio Immobiliare, che schiera un team di professionisti dell’immobiliare al tuo servizio.
Tempi e margini di trattativa a confronto tra privati e agenzie
Le agenzie immobiliari vendono gli immobili in tempi più rapidi rispetto ai privati, con un margine di trattativa più basso. Questa è una delle principali conclusioni del rapporto “Il ruolo di agenzie e privati nelle compravendite immobiliari – come cambiano tempi e margini di trattativa” di AgentPricing.com di Reopla, società specializzata nella Big data Analysis e nella realizzazione di software innovativi e Avm (automated valuation mode) per il settore immobiliare.
Secondo il rapporto, a livello nazionale la media ponderata per completare una compravendita è di 6,4 mesi, ma quando si affida la vendita a un’agenzia, la tempistica scende a 5,8 mesi, rispetto ai 12,2 mesi necessari tra privati. Inoltre, il margine di trattativa mediamente dell’8,6% si riduce all’8,4% nelle compravendite gestite da agenzie, mentre sale al 10,2% nelle trattative tra privati.
Il rapporto evidenzia anche come solo il 14,1% delle operazioni di compravendita immobiliare sia gestito da privati, mentre l’85,9% è gestito da agenzie immobiliari. Bologna è la città in cui ci si affida maggiormente alle agenzie (89,4% degli immobili), mentre Messina è quella dove le trattative gestite dai privati sono più frequenti (25,2%).
Se si analizzano le 15 principali città italiane per popolazione, emerge che gli immobili affidati a privati vengono proposti a un prezzo mediamente del 13% più alto rispetto al reale valore di mercato. I sovrapprezzi più elevati si registrano a Venezia (+24,6%), Verona (+19,7%), Roma (+19,2%) e Genova (+17,1%), mentre la differenza minore si registra a Milano (+5,2%), Trieste (+6,5%) e Padova (+7,7%).
Secondo Patrick Albertengo, co-founder e managing director di Reopla, solo una piccola parte delle compravendite immobiliari in Italia è gestita da privati, mentre la grande maggioranza di immobili è affidata alle agenzie immobiliari. Questo perché, a differenza dei privati che tendono a sovrapprezzare gli immobili, gli agenti immobiliari dispongono di maggiore esperienza nel settore e di strumenti tecnologici che consentono di effettuare valutazioni più oggettive e in linea con il reale valore di mercato dell’immobile.
Il rapporto sottolinea inoltre che gli immobili affidati alle agenzie sono soprattutto quelli sopra i 145 mq. In tutta Italia, infatti, circa il 88% degli immobili di questa tipologia sono affidati ad agenzie. La percentuale di immobili più alta (17%) affidata a privati si registra invece laddove la metratura è inferiore ai 50 metri quadri. Tuttavia, questa categoria è anche quella con meno unità in vendita a livello nazionale, solo 62.007 immobili.
Infine, il rapporto mostra che Roma è la città italiana con il maggior numero di compravendite (30.570) seguita da Milano (25.086) e Torino (10.856).
L’esperienza delle agenzie immobiliari, la loro conoscenza del territorio e degli strumenti tecnologici disponibili, consentono di offrire un servizio di vendita altamente professionale. Le agenzie immobiliari, infatti, svolgono un ruolo fondamentale nel mercato immobiliare residenziale italiano, gestendo la maggior parte delle compravendite.
Secondo i dati forniti dallo strumento AgentPricing.com di Reopla, società specializzata nella Big data Analysis e nella realizzazione di software innovativi e Avm (automated valuation mode) per il settore immobiliare, le agenzie vendono gli immobili nella metà del tempo di un privato. A fronte di una media nazionale ponderata di 6,4 mesi per completare una compravendita, le tempistiche si abbassano a 5,8 mesi quando a occuparsene è un’agenzia, contro i 12,2 mesi necessari tra privati.
Ma non solo: anche il margine di trattativa si riduce con l’intermediazione delle agenzie immobiliari. Mentre il margine di trattativa tra privati è mediamente dell’8,6%, nelle compravendite gestite da agenzie si riduce all’8,4%, mentre sale al 10,2% nelle trattative tra privati.
Un altro dato interessante che emerge dal report di Reopla è che, a livello nazionale, solo una piccola parte delle compravendite immobiliari è gestita da privati e la grande maggioranza degli immobili è affidata alle agenzie immobiliari. Infatti, l’85,9% delle compravendite è gestito dalle agenzie immobiliari, mentre il 14,1% da privati.
Se si analizzano le 15 principali città italiane per popolazione, emerge che gli immobili affidati a privati vengono proposti a un prezzo che mediamente è il 13% più alto rispetto al reale valore di mercato. I sovrapprezzi più elevati si registrano a Venezia (+24,6%), Verona (+19,7%), Roma (+19,2%) e Genova (+17,1%). Al contrario, la differenza minore si registra a Milano (+5,2%), Trieste (+6,5%) e Padova (+7,7%).
Gli immobili affidati alle agenzie sono soprattutto quelli sopra i 145 mq. In tutta Italia, infatti, sono circa 311.100 gli immobili che superano una metratura di 145 mq: l’88% degli immobili di questa tipologia sono affidati ad agenzie. La percentuale di immobili più alta (17%) affidata a privati si registra invece laddove la metratura è inferiore ai 50 metri quadri: questa categoria, però, è anche quella con meno unità in vendita a livello nazionale, 62.007 immobili.
È interessante notare come la scelta di affidarsi ad un’agenzia immobiliare o di vendere privatamente un immobile sia influenzata anche dalla città in cui ci si trova.
Bologna, ad esempio, è la città che si affida di più alle agenzie (l’89,4% degli immobili), mentre Messina è quella dove sono più frequenti le trattative gestite da privati (25,9% degli immobili venduti).
Affida a noi il tuo immobile per una compravendita impeccabile al miglior prezzo di mercato! Non esitare a contattarci.
Chi può richiederlo, quali sono i lavori ammessi, le novità introdotte e come richiederlo: ecco tutto quello che c’è da sapere sul Bonus Ristrutturazione 2023
Il Bonus Ristrutturazione 2023 è un’agevolazione che permette di accedere a una detrazione fiscale del 50% della spesa, fino a un massimo di 96.000 euro, per i lavori di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica in casa.
La Legge di Bilancio 2022 ha prorogato il bonus fino al 2024, mantenendo le regole invariate per quest’anno e il prossimo.
Chi può richiederlo e quali sono i lavori ammessi?
Vediamo insieme come funziona l’agevolazione, le novità introdotte e le spese ammesse alla detrazione.
Chi può richiederlo?
Il Bonus spetta a tutti i contribuenti che effettuano lavori di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica in casa, che siano proprietari, usufruttuari o titolari di altro diritto reale sull’immobile.
Quali sono i lavori ammessi?
La detrazione del 50% spetta per i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia effettuati su parti comuni di edifici residenziali, cioè su condomini, e su singole unità immobiliari residenziali di qualsiasi categoria catastale, anche rurali e pertinenze.
Il Bonus spetta anche per i lavori in economia, ovvero gli interventi eseguiti in proprio. In tal caso, danno diritto alla detrazione del 50% le spese per l’acquisto dei materiali.
Tra i lavori di manutenzione ordinaria rientrano, ad esempio, l’installazione di ascensori e scale di sicurezza, la realizzazione e il miglioramento dei servizi igienici, la sostituzione di infissi esterni e serramenti o persiane con serrande e con modifica di materiale o tipologia di infisso, il rifacimento dei pavimenti, la tinteggiatura delle pareti e dei soffitti.
Quali sono le novità introdotte?
La novità principale riguarda la modalità di fruizione dell’agevolazione in caso di cessione del credito o sconto in fattura. A partire da quest’anno, infatti, in contrasto alle frodi, sarà necessario produrre il visto di conformità e l’attestazione di congruità delle spese da parte di professionisti abilitati.
Inoltre, il Bonus Ristrutturazione 2023 spetterà anche per le spese sostenute nell’anno in corso, e non è previsto alcun limite di spesa minimo.
Come richiedere il Bonus Ristrutturazione 2023?
Per richiedere il Bonus Ristrutturazione 2023 è necessario presentare la dichiarazione dei redditi relativa all’anno in cui sono state sostenute le spese per i lavori di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica, indicando i dati della fattura e il codice fiscale del soggetto che ha effettuato i lavori.
Cosa succede se si supera il limite massimo di spesa previsto dal Bonus Ristrutturazione 2023?
Se si supera il limite massimo di spesa previsto, si potrà comunque usufruire dell’agevolazione, ma soltanto per la parte di spesa entro i limiti massimi.
Ad esempio, se si sostituiscono gli infissi di un’abitazione e si spendono 110.000 euro, la detrazione spettante sarà comunque pari al 50% di 96.000 euro, cioè 48.000 euro.
Come richiedere il Bonus Ristrutturazione 2023?
Per richiedere il Bonus Ristrutturazione 2023, occorre presentare la dichiarazione dei redditi relativa all’anno in cui sono state sostenute le spese per i lavori edilizi.
La detrazione fiscale spettante dovrà essere indicata nella dichiarazione dei redditi, in modo tale da ottenere il rimborso della somma versata in eccesso.
Alternativamente, si può scegliere di cedere il credito d’imposta a un terzo, come una banca o un’impresa che effettua servizi di pagamento. In tal caso, il terzo dovrà effettuare il pagamento della somma spettante in un’unica soluzione.
In conlusione, il Bonus Ristrutturazione 2023 rappresenta un’ottima opportunità per chi vuole ristrutturare la propria casa, avendo la possibilità di accedere ad una detrazione fiscale pari al 50% delle spese sostenute, fino ad un massimo di 96.000 euro.
È importante, tuttavia, conoscere bene le regole e le limitazioni dell’agevolazione, in modo da poterla utilizzare nel modo corretto e massimizzare i propri vantaggi.
Se state pensando di effettuare lavori di ristrutturazione edilizia, non esitate a contattarci per avere tutte le informazioni necessarie e per usufruire al meglio del Bonus Ristrutturazione 2023.
Guida completa alla conformità catastale degli immobili: scopri quando è necessaria l’attestazione di conformità, cosa rischi senza di essa e come ottenerla.
Se sei in procinto di acquistare un immobile, è fondamentale che tu abbia un’attestazione di conformità catastale. Ma cosa significa esattamente e perché è così importante?
La conformità catastale è la corrispondenza tra la planimetria depositata in Catasto e lo stato reale dell’immobile. Questo significa che la planimetria presente in Catasto deve essere identica all’immobile che vuoi acquistare. Se ci sono difformità, devono essere rettificate prima della compravendita.
L’attestazione di conformità catastale è un documento ufficiale che attesta che l’immobile è conforme alla planimetria depositata in Catasto. Questa attestazione deve essere rilasciata da un tecnico abilitato (geometra, architetto o ingegnere) che verifica la conformità dell’immobile.
Ma quando è obbligatoria? In ogni atto di compravendita deve essere presente la dichiarazione che attesta la conformità dell’immobile alla planimetria depositata in Catasto. Se non si possiede la dichiarazione, è possibile presentare l’attestazione stessa di conformità. In alcune regioni, la presenza della dichiarazione non è obbligatoria, ma in caso di difformità, l’acquirente dovrà affrontare le spese relative alle sanatorie.
E quando si parla di difformità catastale? La conformità non può essere attestata quando un immobile ha subito modifiche strutturali che ne cambiano la rendita catastale senza che sia stato fatto l’aggiornamento in Catasto. In questo caso, è necessario richiedere la rettifica della difformità catastale direttamente in Catasto.
Ma come si ottiene l’attestazione di conformità catastale? Il tecnico abilitato deve verificare che i dati presenti nella visura catastale e nella planimetria catastale corrispondano allo stato di fatto dell’immobile. Se rileva una difformità, è necessario procedere con la rettifica dei dati e della planimetria catastale presente in Catasto per ottenere l’attestazione.
In sintesi, per acquistare un immobile in modo sicuro è fondamentale ottenere questo documento, che attesti la corrispondenza tra i dati registrati in Catasto e la realtà dell’immobile.
Se desideri maggiori informazioni sull’argomento, ti consigliamo di visitare il sito della Fondazione Notariato. Inoltre, per garantire una transazione serena fino al rogito, Pregio Immobiliare si preoccupa di analizzare preventivamente tutti i documenti e di verificare la conformità catastale dell’immobile.
Per qualsiasi ulteriore informazione, ti invitiamo a contattarci senza esitazione.
Scopri dove acquistare immobili di lusso a Miami: le zone più ricercate e i prezzi.
Miami, la città della Florida, è diventata negli ultimi anni un luogo di grande attrazione per investimenti nel settore immobiliare di lusso. Grazie alla sua posizione strategica, ai prezzi relativamente accessibili e alla qualità della vita offerta, Miami sta attirando sempre più investitori da tutto il mondo.
Secondo le previsioni, i prezzi degli immobili di lusso a Miami continueranno ad aumentare nei prossimi mesi, confermando una tendenza già iniziata nel 2022, quando il mercato è cresciuto del 21,6%, precedendo solo Dubai (+44,2%) e Aspen (+27,6%). La città si è dimostrata appetibile per l’acquisto di immobili, sia per investimento sia per trasferirsi a vivere, e l’afflusso di persone e capitali è stato accentuato dalla pandemia del Covid-19, che ha spinto molti americani a trasferirsi in Florida.
Per gli investitori stranieri, inclusi gli italiani, la Florida rappresenta una scelta attraente grazie alla sua posizione geografica, ai prezzi competitivi rispetto ad altre zone degli Stati Uniti e al carico fiscale inferiore rispetto ad altri stati. Inoltre, Miami offre una vasta gamma di opportunità di investimento, dalle case vacanze sul mare alle ville di lusso, dalle proprietà commerciali ai condomini in centro città.
Tuttavia, non tutte le zone di Miami sono uguali in termini di investimento immobiliare di lusso. Ad esempio, South Beach è la zona turistica per eccellenza, con costi fino a 50.000 dollari al metro quadrato per un appartamento sul mare. Altri quartieri come South of Fifth e l’Art Deco District sono altrettanto pregiati e offrono prezzi compresi tra 17.000 e 30.000 dollari al metro quadrato. Altre zone interessanti sono Sunset Harbour, Sunset Island, Bay Harbour e Wynwood.
Per coloro che cercano investimenti immobiliari di lusso a Miami, Brickell e Liberty City sono altre zone che attirano l’attenzione degli investitori internazionali. Brickell si trova sul Miami South Channel, a sud del centro della città e sul lungomare, con prezzi di circa 4800 dollari al metro quadrato. Liberty City è vicina a Biscayne Bay e alle principali autostrade e offre prezzi accessibili.
In sintesi, Miami è una destinazione ideale per investimenti immobiliari di lusso grazie alla sua posizione geografica, ai prezzi competitivi, al basso carico fiscale e alla qualità della vita. Per coloro che cercano opportunità di investimento in questo settore, le zone più esclusive includono South Beach, South of Fifth, Art Deco District, Sunset Harbour, Sunset Island, Bay Harbour, e Wynwood, Brickell e Liberty City.
Per approfondire sulle informazioni circa la tassazione prevista per Miami, invitiamo a consultare la pagina dedicata sul sito ufficiale dello stato della Florida.
In questo articolo osserveremo nel dettaglio il caso specifico di un immobile senza certificato di agibilità.
Il certificato di agibilità (o abitabilità) è un documento chiave perché un immobile sia in regola urbanisticamente. Una volta “agibilità” e “abitabilità” non erano termini interscambiabili: l’abitabilità perteneva immobili residenziali, l’agibilità era concessa per tutti gli altri tipi di immobile.
Nel 2001, il nuovo Testo Unico dell’Edilizia ha riassunto nell’unico “certificato di agibilità” I due diversi documenti.
Nel 2016 anche il certificato di agibilità è stato sostituito dalla “SCA” (Segnalazione Certificato di Agibilità), che si distingue dai precedenti certificati perché non comporta la richiesta d’ottenimento al comune, ma consiste in un’autocertificazione da parte del Direttore dei lavori o di un altro tecnico, che possa attestare la conformità ai requisiti di legge.
All’articolo 24 del testo unico dell’Edilizia, in cui sono stabilite le condizioni irrinunciabili e necessarie per abitare un immobile, leggiamo: “sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati, e, ove previsto, di rispetto degli obblighi di infrastrutturazione digitale”.
Per ottenere il certificato di abitabilità importa la chiusura della pratica edilizia, la certificazione degli impianti e l’effettuazione di un collaudo statico e di regolare accatastamento.
Se un immobile dovesse venire venduto senza certificato di agibilità, cosa accadrebbe? È questo un grave inadempimento tale da risultare nella risoluzione del contratto? Di più, in quale caso non consegnare il certificato realizza una ipotesi di aliud pro alio?
Per rispondere a queste domande, ecco una sentenza del Tribunale di Novara (n.60, 31/01/23).
Si tratta di un immobile privo del certificato di agibilità e di una domanda di risoluzione del contratto di compravendita.
La vicenda
L’acquirente di un immobile espone di avere riscontrato, a distanza di tempo, che l’immobile sia affetto da difetti di manutenzione (trattasi di infiltrazioni, muffe, stillicidio, sgretolamento dei trucioli di legno dal soffitto) e che ciò sia stato accertato dalla perizia di un professonista, il quale di più ha rilevato la mancata impermealizzazione del tetto, delle irregolarità degli impianti elettrici e del gas, la presenza di infiltrazioni e la probabile insistenza di amianto. L’acquirente ha rappresentato, inoltre, che l’ingegnere incaricato aveva assegnato una classe energetica diversa da quello certificata, nonché, nel contesto di ricerche presso il Comune competente, che non erano reperibili le certificazioni di conformità degli impianti elettrici e del metano e che non è presente alcun certificato di abitabilità dell’immobile.
L’attrice, quindi, ha richiesto l’accertamento dell’inesistenza del certificato di agibilità dell’immobile acquistato nel 2014 nonché la risoluzione del contratto per grave inadempimento del venditore, la resistuzione dell’importo versato (con aggiunta degli oneri di estinzione del mutuo) e il risarcimento del danno patrimoniale.
La parte convenuta si è costituita in giudizio, adducendo l’esistenza di un accordo tra le parti, in virtù del quale l’acquirente si sarebbe fatto carico del conseguimento del certificato di abitabilità dell’immobile.
Per un immobile privo di agibilità quindi vale la risoluzione del contratto di compravendita soltanto in caso non ci siano le condizioni per ottenere il certificato.
Il Tribunale ha ritenuto non sussistente una gravità tale da giustificare la risoluzione del contratto.
Soltanto non nel caso in cui non ci siano le condizioni per conseguire il certificato, per via di violazioni insanabili delle disposizioni urbanistiche, si verifica un inadempimento idoneo alla risoluzione della compravendita, nelle altre ipotesi, invece, l’omissione del venditore è da valutare in relazione alla gravità e all’importanza dell’inadempimento.
L’articolo 1455 c.c. impone la verifica dell’entità dell’inadempimento, perché deve il giudice tenere conto dell’effettiva incidenza dell’inadempimento e, allorché manchi il certificato d’agibilità, verificare se i difetti rilevati incidano sulla destinazione abitativa e solo in questo caso dichiarare risolto il contratto.
Nel caso specifico, grazie agli accertamenti del Ctu è risultato che il rilascio dell’agibilità fosse rilasciabile in modo agevole con la realizzazione di interventi di modesto impegno economico.
I vizi che ostano al rilascio erano tutti minimali e regolarizzabile e nessun difetto sotto il profilo strutturale sussisteva: l’ipotesi dell’ “aliud pro alio” non si è concretata.
Ai sensi dell’art. 1453 c.c. fuori dai vincoli dei termini di decadenza e prescrizione secondo l’art. 1495 c.c., l’ “aliud pro alio” si realizza nel caso in cui il bene venduto differisca sostanzialmente da quello pattuito in quanto, appartenendo ad un genere diverso, si riveli funzionalmente inidoneo a fornire l’utilità richiesta, ovvero ad assolvere alla stabilita destinazione economico-sociale.
Sussisteva, dunque, l’inadempimento del convenuto rispetto al proprio obbligo di alienare un bene fornito di certificato di agibilità, in quanto impossibile da ottenere per l’acquirente nello stato in cui l’immobile era stato venduto per le carenze esistenti, quantomeno rispetto all’impianto del gas. Cionondimeno, la pronta realizzazione degli interventi necessari alla certificazione di agibilità ha risultato nel rigetto della domanda di risoluzione del contratto poiché non sorretta da inadempimento qualificabile come grave.
Il Tribunale ha quindi suggerito che sia possibile per l’attrice ottenere tutela agendo per l’adempimento ovvero chiedendo di essere risarcita dei costi per gli interventi utili all’ottenimento del certificato di abitabilità e all’avvio della pratica relativa; domanda in quella sede non formulata in quanto si è agito unicamente per la risoluzione.
In questo articolo andremo a vedere tutto ciò che bisogna sapere sulle tasse per la vendita della casa.
Quanto si paga per la vendita della casa, in tasse?
Sapere con esattezza di tutto ciò che riguarda le tasse per la vendita della casa è una conoscenza cruciale per avere piena idea dell’investimento di cui ci si fa carico.
Se hai intenzione di vendere il tuo prezioso immobile, ti troverai costretto a saperti orientare nella burocrazia, e le tasse possono risultare di difficile scioglimento.
Questo articolo può esserti molto utile, perché andremo a dare uno sguardo ravvicinato agli aspetti più importanti di questa componente chiave nella compravendita immobiliare.
La stessa decisione di mettere in vendita un immobile comporta dei costi di imposta. Questi costi, il cui versamento non è obbligatorio in alcuni casi, variano sulla base di alcune variabili, come il tipo di casa (prima o seconda casa) e quanti anni siano trascorsi dall’acquisto.
Nella gran parte dei casi chi vende può scegliere tra due alternative, perché tutto con la tassazione sia in ordine: il regime di tassazione ordinaria o l’imposta sostitutiva.
Il regime di tassazione ordinaria permette di effettuare un computo preciso delle tasse per la vendita, coinvolgendo nel calcolo le aliquote IRPEF comuni, in scaglioni per le persone fisiche.
Tutto questo permette a chi vende di inserire al momento della dichiarazione dei redditi sotto la voce “redditi diversi” il guadagno che ricava dalla vendita.
Gli scaglioni sono i seguenti:
- per i redditi inferiori ai 15000€ annui, l’aliquota è al 23%;
- per i redditi tra i 15001€ e i 28000€ annui, l’aliquota è al 27%;
- per i redditi tra i 28001€ e i 55000€, l’aliquota è al 38%;
- per i redditi tra i 55001€ e i 75000€, l’aliquota è al 41%;
- per i redditi superiori ai 75001€, l’aliquota è al 43%.
L’imposta sostitutiva, è separata e ha un’aliquota al 26%. Per potere ottenere l’applicazione di questa imposta, serve un atto del notaio.
Chiarite queste due alternative, è importante capire se l’acquisto della proprietà sia occorso a 5 anni di distanza dalla vendita.
Nel caso in cui la vendita sia stata realizzata in meno di cinque anni dall’acquisto, il pagamento delle tasse è d’obbligo. Questo è dovuto alla volontà da parte del Fisco di contenere il rischio di possibili speculazioni, intervenendo con tassazione sul guadagno ottenuto.
Nel caso in cui la vendita, invece, sia stata realizza a 5 anni o più dall’acquisto, il proprietario che ha venduto è esonerato dall’obbligo del pagamento delle imposte.
Di più, chi ha venduto è esonerato dall’obbligo del pagamento delle imposte, se (I) il proprieterio ha acquistato la proprietà mediante successione ereditaria; (II) il proprietario ha acquistato la proprietà mediante donazione; (III) il proprietario ha assunto come residenza l’immobile in vendità per oltre metà del tempo trascorso dall’acquisto.
Le tasse sulla vendita dell’immobile non devono essere pagate in ogni caso e in ogni vendita: che si tratti di prima o seconda casa o di altri fattori come il tempo passato dalla data di acquisto, chi ha vissuto nell’immobile o le modalità di acquisto, il venditore è esonerato dall’obbligo di pagamento.