In tema di accessibilità al superbonus 110 è intervenuto il Mef rispondendo a un’interrogazione. Secondo quanto chiarito, via libera all’agevolazione anche agli immobili abusivi. Vediamo nel dettaglio quanto chiarito.

Rispondendo a un’interrogazione in commissione di Gian Mario Fragomeli e Gianluca Benamati del Pd, il Ministero dell’Economia ha chiarito che la presentazione della nuova Cilas non prevede l’attestazione dello stato legittimo, di conseguenza separa l’aspetto fiscale da quello della regolarità edilizia.

La risposta è arrivata in relazione al caso di un condominio caratterizzato da abusi non sanabili, ossia “provvisto di concessione edilizia e di titolo abilitativo, costruito in difformità dal progetto originario, insanabile da un punto divista urbanistico”, reso però alienabile in seguito al ravvedimento dei condomini. 

Il Ministero dell’Economia ha innanzitutto spiegato che, secondo quanto previsto dalle ultime modifiche del decreto Semplificazioni, gli interventi relativi al superbonus possono essere realizzati tramite Cilas, la cui presentazione “non richiede l’attestazione dello stato legittimo”. Di conseguenza, la presenza di un abuso non ha conseguenze di tipo fiscale per il superbonus 110 per cento. Rimangono le prerogative di controllo delle amministrazioni comunali.

L’acquirente è un imprenditore italo-svizzero, l’ennesimo personaggio che si affaccia in Puglia, terra straordinaria che sta attraversando il suo periodo d’oro attirando importanti investitori da ogni dove. Il bene acquistato è la prestigiosa ‘Masseria Giardinetti’ a Monopoli: una trattativa importante, questa, sapientemente condotta dall’agenzia Pregio Immobiliare di Monopoli.

La prestigiosa ‘Masseria Giardinetti’ è un pezzo di storia della costa pugliese, risalente al ‘700, situata su un terreno di 28 ettari. Si contraddistingue per la sua posizione unica che incrocia un meraviglioso panorama costituito dal mare ad est e dalle verdi colline dell’agro ad ovest. La struttura, in buono stato di conservazione, è suddivisa in due tipologie di fabbricati di 700 mq. totali, con la caratteristica di essere stata costruita con pietra locale e tufo. La preziosa proprietà si completa con l’antico frantoio ipogeo di 400 mq risalente al XVI secolo, un agrumeto di mq 200 e l’antico forno a legna del XIX sec.

“La Valle d’Itria, chiamata anche ‘Valle dei Trulli’, è un territorio che, dal punto di vista immobiliare, ha davvero molto da offrire”, spiega Giacomo Fusillo, co-fondatore, insieme ai soci Piero Castelletti e Antonio Alberga dell’agenzia Pregio Immobiliare di Monopoli. “Infatti, è proprio grazie alla scenografia paesaggistica e alla storia, uniche nel suo genere, nonché alla presenza di masserie e trulli, che riesce ad essere così appetibile. Negli ultimi anni il mercato immobiliare, legato all’acquisto di queste dimore di altri tempi, è l’obiettivo di soggetti facoltosi che, oltre all’acquisto di questi gioielli architettonici, investono nella ristrutturazione degli stessi, preservandone la storicità e valorizzando il territorio pugliese”.

Monopoli, la perla dell’Adriatico costituisce oggi il polo del lusso residenziale pugliese, è diventata la regola nelle scelte immobiliari degli investitori di alta fascia.

“Immobili di lusso appunto, ma non solo. Il nostro obiettivo è valorizzare appieno un immobile e far emergere i suoi punti di forza, per la totale soddisfazione nostra e del cliente”, sottolinea Piero Castelletti. “La parola ‘Pregio’, nel nome della agenzia, non è un caso ma è stata scelta molto attentamente; quando si parla di pregio si parla di eccellenza, di serietà e di professionalità espresse ai massimi livelli. Questo è il nostro modus operandi”. 

Con Pregio Immobiliare il Real Estate di lusso diventa wellness; la convergenza tra benessere, valore e settore immobiliare ne è la filosofia portante, rispondendo alla crescente domanda di esclusività abitativa che trulli, masserie e residenze di lusso, situate nelle zone più ricercate della Puglia, possono soddisfare.

“Monopoli è il porto sicuro dal quale siamo partiti, la culla del nostro progetto”, conclude Antonio Alberga. “La mission di Pregio Immobiliare è quella di estendersi sull’intero scenario della Puglia, in particolar modo nei luoghi più suggestivi. Proponiamo la nostra esperienza e conoscenza del territorio per un servizio esclusivo, fatto di attenzione ad ogni minimo particolare. La trasparenza nel rapporto diretto con la clientela ci consente di affrontare, con la certezza del risultato, qualsiasi tipo di sfida”.

Con la pandemia e i lockdown ormai è cosa nota che gli italiani abbiano imparato a  guardare la propria casa con occhi nuovi. L’indagine CasaDoxa2021 individua i dieci modi in cui gli italiani hanno cambiato il proprio desiderio di abitare a causa del (o grazie al) covid.

Smartworking, spazi verdi, sostenibilità e tecnologie. Queste caratteristiche sono entrate, e rimarranno, per lungo tempo tra le caratteristiche della nuova normalità, ridefinendo il concetto di casa e di abitare dei nostri connazionali. La quarta edizione dell’Osservatorio CasaDoxa, firmato da BVA Doxa, ha rilevato che sono sempre di più gli italiani che intendono cambiare casa entro i prossimi 4 anni. Se nel 2019, in tempi pre-pandemici, la percentuale toccava quota 22%, nel 2021 si arriva al 26%, pari ad un incremento di 2 milioni di persone. E proprio il lockdown è il fattore alla base di questo desiderio: il 53% di chi ha intenzione di cambiare casa nel prossimo quadriennio dichiara infatti che l’esperienza delle chiusure che si sono alternate per tutto il 2020 e l’inizio del 2021 ha contribuito ad alimentare questa volontà.

Il campione di oltre 7 mila famiglie italiane coinvolte nell’indagine ha manifestato, in particolare, dieci nuove abitudini e desideri legati all’abitare di cui sentiremo molto parlare nel prossimo futuro. Ecco quali.

1. Una casa con spazi all’aperto e aree verdi

Oltre ad aver rivoluzionato le nostre abitudini quotidiane, la pandemia ha riorientato anche le priorità e i criteri di valutazione da considerare quando si è alla ricerca di una nuova abitazione. Costretti in casa per diversi mesi, gli italiani ora reclamano soprattutto spazi all’aperto e aree verdi dove poter vivere a contatto con la natura. Così, a balzare in testa nella classifica dei “must-have” per le nuove case spiccano giardini e terrazzi (67%, +9% rispetto al 2019) e la presenza del verde a pochi minuti di cammino (65%, con un incremento del 17% sul 2019). L’impossibilità di incontrare parenti e amici con la stessa frequenza di prima ha inoltre accresciuto il valore delle relazioni umane: avere un buon vicinato è oggi un criterio molto importante per quasi 3 italiani su 5 che intendono acquistare una nuova casa.

Il radicamento dello smartworking nelle vite quotidiane degli italiani ha invece reso meno importanti altri fattori che da sempre orientano la scelta della casa. Ad esempio, nella classifica dei desiderata il criterio che scende di più rispetto agli anni precedenti è la vicinanza al luogo di lavoro (nel 2021 è molto importante per il 45% dei rispondenti). Sebbene siano meno prioritari rispetto al biennio precedente, la vicinanza ai trasporti pubblici (55%) e la presenza di un garage o di un posto auto (65%) restano comunque molto importanti per gli italiani che cercano casa.

2. Una casa green e sostenibile

Nell’ambito domestico, sostenibilità e salubrità sono ormai due paradigmi: quasi la totalità degli italiani reputa importanti questi concetti se associati alla propria casa, e proprio l’esperienza pandemica appena vissuta ha contribuito a fare impennare la loro centralità. Quanto alle abitudini “green”, sulla scorta di una rinnovata sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali sostenuta e incentivata anche dai bonus governativi dedicati alla mobilità sostenibile, la presenza di colonnine elettriche è ormai un criterio di valutazione molto importante per il 37% degli italiani nella scelta di una nuova casa. Su questo fronte la crescita rispetto al periodo pre-Covid è notevole: +19% sul 2019, un dato sostenuto anche dal fatto che attualmente sono 2 su 5 gli italiani che stanno ipotizzando di acquistare un mezzo di trasporto con alimentazione elettrica o ibrida, come auto, scooter, bicicletta e monopattino. Questi dati si inseriscono in un più ampio contesto di transizione energetica per la casa e la mobilità, sempre più orientate verso l’elettrico e il basso impatto sull’ambiente.

3. Comunità energetiche locali

Ancora scarsa, poi, la consapevolezza degli italiani su che cosa sia una comunità energetica locale: solo il 4% conosce il significato di questa espressione. Ma, in concreto, di che cosa si tratta? Una comunità energetica locale è un’associazione  tra produttori e consumatori dove alcuni utenti soddisfano una parte del proprio bisogno di energia attraverso l’autoproduzione – ad esempio tramite pannelli solari – e rivendono l’energia che gli avanza al loro fornitore, il quale lo redistribuisce alla comunità. Sebbene ci sia ancora molta strada da fare affinché questo modello innovativo venga conosciuto dal pubblico più ampio, l’edizione 2021 di CasaDoxa rivela che, una volta sensibilizzati sul tema, gli intervistati si dicono propensi ad aderire ad una comunità energetica nel 64% dei casi.

4. Smartworking, il futuro si divide tra casa e azienda

Dopo un anno in cui gli italiani hanno reinventato i loro spazi domestici per conciliare la vita lavorativa con la quotidianità di casa, il promettente stato di avanzamento della campagna vaccinale lascia intravedere – andamento della pandemia permettendo – la possibilità di rientrare in ufficio a pieno regime dopo l’estate. Ma, su quest’ultimo punto, come la pensano i lavoratori italiani che hanno sperimentato lo smartworking? L’Osservatorio CasaDoxa 2021 fotografa una situazione ibrida, dove il 78% degli intervistati si dice pronto a lavorare sia da casa sia in azienda, dato aggregato frutto di un 42% che afferma di voler lavorare prevalentemente in azienda e di un 36% che, al contrario, preferirebbe farlo da casa. Nonostante la preferenza sia per un format di generale alternanza tra casa e azienda, c’è ampio consenso – quasi 8 lavoratori su 10 – sul fatto che lavorare da casa sia un’opportunità. Alla propria abitazione viene dunque attribuita una nuova funzione che piace e che sembra destinata a rimanere anche quando verrà superata definitivamente la crisi legata al Covid-19.

5. Lo sport è a misura di casa

La casa però non è solo sinonimo di smartworking. Aumenta, infatti, sempre di più la quota di chi trasforma la propria abitazione in uno spazio da destinare all’attività sportiva. Tra il 2019 e il 2021 cresce del 110% la percentuale di persone che hanno fatto sport in casa nell’ultimo anno, passando dal 12% al 25%. Per quanto riguarda le prospettive per il futuro, in questo caso l’alternanza casa/palestra verrà scelta da 1 italiano su 2, mentre l’allenamento esclusivo in palestra resta una certezza per il 38% degli intervistati.

6. Orti domestici: è boom nei condomini delle grandi città

Impossibilitati a immergersi nel verde delle zone al di fuori delle grandi città e invitati a limitare gli spostamenti, nell’ultimo anno gli italiani hanno riscoperto la loro passione per il “pollice verde”, non solo per scopi decorativi, ma anche per esigenze produttive. In 2 case su 5, infatti, si coltivano ormai verdure, frutti o erbe officinali. Ma la grande differenza emerge dal confronto tra la città e la campagna, e le relative tipologie più tipiche di abitazione: se prima a coltivare era soprattutto chi viveva in villette indipendenti e in paesi di provincia, ora si osserva un boom nei condomini e nelle grandi città, dove l’incremento per gli orti domestici è rispettivamente del 53% e del 44%.

7. La casa come baricentro delle vite degli italiani

Più in generale, la casa ha assunto dunque un nuovo valore, diventando il vero eproprio baricentro delle nostre esistenze. Dall’Osservatorio CasaDoxa 2021 emerge infatti che gli italiani hanno scoperto i diversi e, in taluni casi, nuovi modi di vivere gli ambienti della casa (49%), si sono accorti delle potenzialità nascoste della propria abitazione (46%) e hanno provato il piacere di curare l’arredamento (43%). Su un piano sociale, poi, gli italiani hanno riscoperto il gusto di passare più tempo con la propria famiglia (39%). Infine, sul fronte tecnologico il 38% degli italiani, sollecitati dalla necessità di svolgere da remoto la gran parte delle proprie attività, si sono resi conto di quanto è importante avere una buona connessione web.

8. Casa “effortless” e interattiva

Al di là della scoperta definitiva dell’importanza di poter contare su una connessione Internet stabile e veloce capace di poter assolvere tutte le nuove esigenze della vita smart, com’è cambiato il rapporto tra gli italiani e la tecnologia nell’ultimo anno? Oltre la metà degli intervistati (il 52%) afferma che questo sodalizio è cambiato in meglio, soprattutto perché la tecnologia non è più avvertita come superflua, bensì utile (40%), accessibile a molti e non più riservata ad una nicchia (40%), sempre più facile e meno complessa (38%). Resta invece ancora molto da fare per rassicurare gli italiani sulla sicurezza della gestione dei propri dati sensibili in rete, un tema ancora oggi rilevante soprattutto alla luce delle recenti vicende che hanno riguardato alcuni tra i principali social network. Solo il 20% degli italiani, infatti, è riuscito a vincere i timori per la propria privacy e a reputare sicura la tecnologia nel suo complesso.

Quanto ai trend di progressiva apertura nei confronti della casa connessa e interattiva, l’Osservatorio CasaDoxa 2021 rileva che nell’ultimo biennio è in netto aumento (35% nel 2019 vs 44% nel 2021) la quota di coloro che già ne dispongono o non vedono l’ora di integrare dispositivi e tecnologie per rendere “effortless” la propria abitazione. Tutto questo avviene a fronte di una diminuzione di quanti non ne hanno ancora un’idea precisa – gli incerti calano dal 43% nel 2019 al 35% di quest’anno – e di una sostanziale stazionarietà – con quota stabile attorno al 20% – degli attendisti, ovvero coloro i quali sono sì incuriositi, ma pensano che la tecnologia non faccia per loro o che sia troppo sofisticata per la propria casa.

9. Tecnologia in casa e assistenza ai familiari non indipendenti

Per gli italiani la tecnologia è un alleato molto utile per assolvere alcune incombenze assistenziali, come ad esempio assistere i familiari non indipendenti (76%). Allo stesso modo, la tecnologia aiuta a rendere la casa più comoda e facile da gestire nel suo complesso (74%) e più sicura (73%), evitando anche gli incidenti domestici (72%). Infine, l’uso di dispositivi tecnologici aiuta a risparmiare denaro nella gestione della casa secondo il 59% degli italiani.

10. Una casa più semplice grazie alla tecnologia

 In generale, il concept di casa “effortless” – che si articola sui tre elementi della semplificazione della vita domestica, della sicurezza dalle intrusioni e della safety, che ha a che fare con la salubrità e con l’assistenza socio-sanitaria – è gradito da oltre 1 italiano su 2. Tuttavia, la cosiddetta casa “semplificata” è destinata a crescere nel futuro: il 50% degli intervistati è infatti propenso a rendere “effortless” la propria casa attuale, una percentuale che sale al 66% se il pensiero è riferito alla propria abitazione futura.

Rapporto immobiliare 2019: trend positivo del 2018 con circa 578 mila compravendite residenziali per un totale di 94mld di euro e 61mln di mq venduti.

Controtendenza al Sud: aumenta la compravendita di immobili piccoli (+16,5%)

Trend positivo per il settore delle compravendite residenziai del 2018. A confermarlo è il Rapporto immobiliare 2019 ossia il volume che l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate (OMI), in collaborazione con l’Associazione bancaria italiana, presenta annualmente al fine di approfondire il consuntivo dell’anno precedente relativamente al mercato immobiliare delle abitazioni. In questo Rapporto si analizzano e approfondiscono i principali dati del mercato delle abitazioni in Italia nel 2018 desunti dai diversi archivi amministrativi. Nel 2018 il volume di compravendite residenziali ha raggiunto le 578.647 transazioni, il dato più alto dal 2010 confermando la tendenza espansiva dell’ultimo quinquennio.

Si tratta infatti del quinto tasso annuale consecutivo di segno positivo (+6,5%). La stima complessiva del fatturato 2018 è pari a 94,3 miliardi di euro53 dei quali (oltre il 56%) concentrati nel nord; il tasso di crescita più elevato si è registrato nel nord est, +9,4%, quasi il doppio del tasso nazionale (+5,2%); i tassi più bassi si sono avuti al centro e al sud, entrambi al di sotto del 4%. Per quanto riguarda le dimensioni delle abitazioni compravendute, si parla di un totale di oltre 61 milioni di metri quadrati, con una superficie media per unità abitativa compravenduta pari a 105,9 m2, leggermente maggiore rispetto a quella del 2017 (+0,2 m2). Dunque, la segmentazione territoriale conferma la  concentrazione di oltre metà del mercato nazionale nel nord del Paese (il 54%), dove viene movimentato più del 2% dell’intero patrimonio immobiliare esistente; come prevedibile, risultano ovunque più dinamici i comuni maggiori, ovvero i capoluoghi di provincia, per quanto la tendenza espansiva si manifesti in modo più marcato nei piccoli comuni (+6,9%, contro il +5,8% registrato presso i comuni capoluogo). Il Rapporto presenta anche un’ulteriore segmentazione del mercato, di recente introduzione, fondata sul peso del fatturato prodotto in ciascun comune rispetto al fatturato nazionale: il dato che emerge è una crescita del volume delle compravendite presso le due metropoli (Roma e Milano) pari a meno della metà (+3,1%) del tasso nazionale. Analizzando poi separatamente i comuni capoluogo e i comuni minori, emergono ulteriori specificità, come il fatto che, nei grandi comuni, il tasso di crescita più alto negli immobili di piccola dimensione si registri proprio al Sud (+16,5%), in controtendenza rispetto alle dinamica aggregata appena descritta.

L’Emilia Romagna è la regione con il maggior incremento del numero di compravendite di abitazioni, con quasi 52 mila scambi e una crescita dell’11,3%. Seguono le Marche (+10,2%) e il Veneto (+10%). L’unica a mostrare il segno meno è la Basilicata, che perde il 5,9%. Tra le grandi città, invece, spicca Bologna (+10,5%), seguita da Palermo (+7,7%), Napoli (+5,9%) e Torino (+4,3%). Bene anche Roma (+3%), Milano (+3,4%).

Un ultimo approfondimento, in tema di compravendite, riguarda il mercato  delle principali città italiane; le rilevazioni confermano in tutti e otto le raltà esaminate la tendenza all’espansione (da Bologna, +10,5%, a Roma, +3%), anche se in sei casi su otto le relative aree provinciali crescono più del comune capoluogo (fanno eccezione Napoli e Genova, con quest’ultima unica a presentare un tasso negativo, -0,5%).

mpianto fotovoltaico: è necessario accatastarlo?

Tante ancora le domande sugli impianti fotovoltaici, soluzione sempre più utilizzata dall’utenza. In particolare le incertezze che sorgono sono sull’accatastamento di questo genere di intervento. A dissipare ogni dubbio è proprio una circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 2/E nella quale si chiarisce che a partire dal primo gennaio 2016 non sussiste più l’obbligo di accatastare le installazioni fotovoltaiche come unità immobiliari autonome, in quanto possono venire assimilate agli impianti di pertinenza degli immobili. La circolare chiarisce però che i pannelli fotovoltaici vanno esclusi dalla stima, a eccezione di quelli integrati nella struttura (presenti sui tetti o fissati alle pareti).

Per quanto riguarda la dichiarazione in catasto delle nuove realizzazioni, l’Agenzia delle Entrate osserva in via preliminare che “di norma, un qualsiasi cespite immobiliare, costituito dall’area, dal lastrico solare o dal tetto su cui si erge l’impianto produttivo di energia è dichiarato in catasto come unità immobiliare indipendente quando ordinariamente si riscontra per lo stesso autonomia funzionale e reddituale. Mentre l’autonomia reddituale, per gli impianti in questione, è ordinariamente verificata, l’autonomia funzionale va tecnicamente riscontrata, verificando gli elementi che ne caratterizzano la delimitazione, l’ordinaria accessibilità, ecc.

Ai sensi dell’art. 1, comma 21, della legge di Stabilità 2016 e alla luce delle precisazioni fornite con circolare n. 2/E del 1° febbraio 2016 dell’Agenzia delle Entrate, a decorrere dal 1° gennaio 2016, per gli impianti fotovoltaici dichiarati autonomamente in catasto, vanno considerate, tra le componenti immobiliari oggetto di stima, il suolo (quando trattasi di impianti a terra), ovvero l’elemento strutturale (solaio, copertura) su cui sono ancorati i pannelli fotovoltaici (quando trattasi di impianti realizzati su costruzioni), gli eventuali locali tecnici che ospitano i sistemi di controllo e trasformazione e le sistemazioni varie, quali eventuali recinzioni, platee di fondazione, viabilità, ecc., posti all’interno del perimetro dell’unità immobiliare”.

Va spiegato infatti che, di norma, sia il lastrico solare sia il tetto su cui si erge l’impianto dev’essere dichiarato in catasto come unità immobiliare indipendente per via della sua autonomia funzionale e reddituale. Gli impianti fotovoltaici dichiaratai autonomamente in catasto comprendono quindi: gli elementi strutturali quali solaio e la copertura su cui sono ancorati i pannelli fotovoltaici; gli eventuali locali tecnici che ospitano  i sistemi di controllo e trasformazione e gli impianti a terra. Le installazioni di impianti fotovoltaici realizzate sugli edifici o nelle zone limitrofe sono considerate unità immobiliari assimilate agli edifici nei quali vengono posti e quindi NON vanno accatastate come unità autonome. E’ invece necessaria la dichiarazione di variazione, per la rideterminazione della rendita dell’unità immobiliare, nel caso in cui l’importo incrementi il valore capitale dell’immobile di almeno il 15%.

Quindi si può dire che se l’impianto è installato sopra un edificio o su aree censite al catasto urbano o di pertinenza comune, si deve rivalutare la rendita di tutto l’immobile se il valore dell’impianto fa aumentare del 15% quello dello stesso immobile, altrimenti nessuna azione aggiuntiva è richiesta. Un impianto fotovoltaico con potenza nominale inferiore a 3 kW, e va prestata attenzione alla parola nominale, ovvero quella massima teorica, installato ad uso esclusivo di una singola abitazione non richiede accatastamento e nemmeno la riqualificazione dell’immobile stesso.

Ricordiamo che la quota di 3 kW non è casuale, ma è quella dei contatori ad uso comune delle case degli italiani. In caso di palazzine con più famiglie, o nei condomini, si deve fare un semplice calcolo: la potenza complessiva nominale di tutto l’impianto fotovoltaico va divisa per il numero delle unità ad esso collegate ed il numero ricavato deve essere inferiore a 3. In questo caso, vale la regola sopra riportata per gli impianti di potenza inferiore ai 3 kW.

Ok della Commissione Finanze alla norma ‘salva-affitti’: niente tasse su affitti non percepiti

Grandi novità per i proprietari che hanno dato in affitto un immobile e hanno avuto a che fare con inquilini morosi. Da gennaio 2020 non dovranno più pagare le tasse sugli affitti non percepiti. Ad approvare la cosidetta norma ‘salva affitti’ è stata proprio la Commissione Finanze della Camera, nell’ambito del provvedimento sulla semplificazione fiscale. Ad oggi infatti i proprietari di casa devono dichiarare e pagare le relative tasse sugli affitti anche se non percepiti. Solo successivamente, a conclusione del procedimento giurisdizionale di convalida di sfratto per morosità dell’affittuario, può decurtare le somme come credito di imposta. Con la norma ‘salva affitti’, presentata dalla presidente di commissione Carla Ruocco (M5S), basterà l’intimazione di sfratto, o l’ingiunzione di pagamento, per sospendere il versamento al Fisco. Sui redditi da locazione, abitativa e non abitativa, non incassati il proprietario non dovrà pagare le imposte, che si tratti di Irpef o cedolare secca. Nell’emendamento si stabilisce che “la nuova regola si applichi quando il reddito è percepito da persone fisiche fuori dall’esercizio di impresa”.

Gli oneri dovrebbero essere coperti  dal Fondo per interventi strutturali di politica economica, ma se questo non dovesse bastare, si fa riferimento anche in questo caso alla discussa “sugar tax” sulle bibite zuccherate.

Con una nota, i portavoce del Movimento 5 Stelle  hanno fatto sapere: “E’ stato approvato in Commissione Finanze un provvedimento di civiltà ed equità, la norma salva-affitti. Non saranno più dovute le imposte per gli affitti non percepiti. E’ solo uno dei tanti provvedimenti inseriti all’interno della nostra proposta di legge ‘semplificazioni fiscali’ che presto arriverà in Aula. Stiamo lavorando ad un importante alleggerimento anche nella compilazione degli Isa: dai modelli che saranno presentati nel 2021 – spiegano – non ci sarà più bisogno di inserire dati già indicati nella dichiarazione dei redditi. Sarà l’agenzia a mettere a disposizione i dati in proprio possesso in un’area riservata del sito internet”. Inoltre”ci sarà più tempo per la fattura elettronica: i tempi di emissione si allungano a 15 giorni”.

La legge parla chiaro: è obbligatorio dotare case, ville, appartamenti, edifici, unità immobiliari dell’attestato di prestazione energetica  (APE) sin dal momento in cui il bene viene messo in vendita.

La normativa europea, recepita dall’Italia nel 2009, stabilisce infatti otto classi che dipendono dal rendimento energetico dell’abitazione.

La classe energetica degli edifici  ci permette di capire quanto una struttura sia virtuosa dal punto di vista energetico. La classificazione delle abitazioni è stata realizzata proprio per assegnare gli edifici a delle classi ben precise in base alle caratteristiche che li rendono confortevoli dal punto di vista abitativo e sufficienti dal punto di vista del risparmio di energia. Le varie classi ci permettono di capire se una struttura è a basso consumo energetico. La suddivisione avviene sulla base delle lettere dell’alfabeto, su una scala che classifica i consumi in ordine crescente, a partire dalla classe A4fino alla G, per un totale di 10 classi. La classificazione energetica serve dunque a stabilire quanto consuma un edificio, o meglio, a valutare, sulla base delle sue caratteristiche strutturali, degli infissi, del fabbisogno stimato, etc, quale impatto ha sull’ambiente in termini di consumi.

La legge stabilisce inoltre che è obbligatorio indicare la certificazione energetica (ACE)  nell’annuncio immobiliare. Nello specifico la disposizione è stata inserita nel D.Lgs 192/05 art. 6 comma 8 come modificato dal Decreto 63/2013: “Nel caso di offerta di vendita o di locazione, i corrispondenti annunci tramite tutti i mezzi di comunicazione commerciali riportano l’indice di prestazione energetica dell’involucro edilizio e globale dell’edificio sia rinnovabile che non rinnovabile e la classe energetica corrispondente o dell’unità immobiliare.

La legge quindi obbliga su ogni annuncio di vendita effettuato con qualsiasi mezzo (internet, cartellonistica, giornali, etc) ad inserire l’indice di prestazione energetica (Epgl), valore che si ottiene dall’attestato di prestazione energetica (APE). L’obiettivo è quello di informare l’acquirente delle caratteristiche energetiche dell’immobile, rendendo il consumo per il riscaldamento, per il raffrecamento e per l’acqua calda sanitaria un elemento di valutazione e valorizzazione immobiliare. Minore è il consumo dell’immobile e maggiore sarà il suo valore sul mercato immobiliare. Bisogna inserire l’Epgl per annunci di vendita, permuta e tutti i casi in cui è presente un trasferimento a titolo oneroso.

Anche in caso di affitto è obbligatorio inserire nell’annuncio l’indice di prestazione.

 Va inserita anche per annunci di immobili privi di riscaldamento, come le case al mare, la case storiche o le case senza caldaia. Il metodo di calcolo prevista dalla normativa permette di calcolare l’indice anche in questo caso. Mentre possono evitare questo obbligo i fabbricati isolati, senza impianti e con una superficie minore di 50mq.

L’annuncio di vendita dell’immobile deve contenere l’indice di prestazione energetica e la classe ma va anche scritto l’ EPgl (Indice di prestazione energetica globale): valore dato dal consumo per riscaldamento invernale e produzione di acqua calda.

 In caso di vendita, al momento del passaggio di proprietà, l’APE andrà consegnato al nuovo proprietario

Nell’atto notarile va apposta una specifica clausola con la quale l’acquirente dichiara di aver ricevuto le informazioni e la documentazione comprensiva dell’attestato circa la prestazione energetica dell’immobile. In caso di affitto di singole unità immobiliari l’APE può non essere allegato al contratto ma va comunque obbligatoriamente redatto

Per i non adempienti le conseguenze sono particolarmente onerose: se non si ha l’APE al momento della registrazione del contratto di affitto si incorre in una sanzione da euro 1.000 a euro 4.000. Se la durata della locazione non eccede i tre anni, la sanzione è ridotta alla metà.

Superbonus del 110% per cappotti termici, caldaie, sismabonus e fotovoltaico

La detrazione del 110% riguarderà anche le opere minori, purché abbinate agli interventi di efficientamento energetico

Tre interventi trainanti. Impatti su ecobonus e sismabonus. Estensione a impianti fotovoltaici e impianti di ricarica dei veicoli. E sconti limitati alla sola abitazione principale. Sono alcune caratteristiche del maxi bonus per la casa che il Governo si prepara a varare con il decreto rilancio. Dopo le tante indiscrezioni dei giorni precedenti, questo è ciò che emerge dal testo entrato mercoledì in Consiglio dei ministri.

Il nuovo bonus vale il 110% e si applica alle spese sostenute dai contribuenti dal 1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021. La detrazione potrà essere spalmata in cinque quote annuali di pari importo.

Interventi di riqualificazione energetica
Gli interventi che attivano lo sconto sono tre:

● isolamento termico delle superfici opache verticali e orizzontali che interessano l’involucro dell’edificio – sia unifamiliare sia condominiale, pare di capire – con un’incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda dell’edificio (il cappotto termico, con spese non superiori a 60mila euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio);

● interventi sulle parti comuni degli edifici per la sostituzione degli impianti di
climatizzazione invernale esistenti con impianti centralizzati per il riscaldamento, il
raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria a condensazione, con efficienza
almeno pari alla classe A, anche abbinati all’installazione di impianti fotovoltaici o alla microcogenerazione (ammontare delle spese non superiore a 30mila euro moltiplicato per il
numero di unità immobiliari che compongono l’edificio, incluse le spese relative allo smaltimento e alla bonifica dell’impianto sostituito);

● interventi sugli edifici unifamiliari per la sostituzione degli impianti di
climatizzazione invernale esistenti con impianti per il riscaldamento, il raffrescamento
o la fornitura di acqua calda sanitaria a pompa di calore, inclusi gli impianti ibridi
o geotermici, anche abbinati all’installazione di impianti fotovoltaici o alla microcogenerazione (ammontare delle spese non superiore a 30mila euro, compreso lo smaltimento e la bonifica dell’impianto sostituito).

Ecobonus collegato ai lavori maggiori
Queste percentuali così favorevoli si applicano a tutti gli interventi oggi incentivati con l’ecobonus «a condizione che siano eseguiti congiuntamente ad almeno uno degli interventi» elencati prima. Vengono, cioé, agganciati dagli interventi trainanti ad alta efficienza energetica. Ad esempio, il cambio delle finestre nel contesto di un cappotto termico con i requisiti indicati in precedenza, sarà detraibile al 110% entro i limiti di spesa propri degli infissi (qui servirà un chiarimento, perché la legge sull’ecobonus indica una detrazione massima di 60mila euro, non una spesa massima; pare scontato, comunque, che l’intervento avrà un plafond distinto).

Per poter accedere al 110%, gli interventi devono assicurare, oltre al rispetto dei requisiti tecnici minimi indicati dalla legge, il miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio. Nel caso in cui non sia possibile, sarà sufficiente il conseguimento della classe energetica più alta, «da dimostrare mediante l’attestato di prestazione energetica (Ape), rilasciato da tecnico abilitato nella forma della dichiarazione asseverata».

Sismabonus e polizza contro i rischi
Quanto al sismabonus, l’incentivo viene portato al 110% per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021. In caso di cessione del credito a un’impresa di assicurazione con la stipula di una polizza contro il rischio di eventi calamitosi, spetterà una detrazione sulla polizza nella misura del 90 per cento. Da queste disposizioni sono esclusi gli edifici in zona sismica 4 (già oggi esclusi dal sismabonus).

Impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica
Anche per l’installazione di impianti solari fotovoltaici spetterà una detrazione del 110% per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021. Il tetto delle spese, in questo caso, è di 48mila euro, con un vincolo di 2.400 euro per ogni kW di potenza nominale
dell’impianto solare fotovoltaico, da ripartire tra gli aventi diritto in cinque quote annuali di
pari importo.

Anche in questo caso è previsto che l’installazione degli impianti sia eseguita congiuntamente ad uno degli interventi “trainanti” o degli interventi relativi al sismabonus. Questa detrazione è riconosciuta anche per l’installazione contestuale o successiva di sistemi di accumulo integrati negli impianti solari fotovoltaici. Il pacchetto di sconti fiscali non è cumulabile con altri incentivi pubblici e altre forme di agevolazione di qualsiasi natura. Sconto al 110% anche per l’installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici, purché agganciata agli interventi trainanti.

Beneficiari e immobili
Tutte le agevolazioni viste fin qui si applicano agli interventi effettuati dai condomini e sulle singole unità immobiliari adibite ad abitazione principale, dalle persone fisiche che non esercitino attività professionale o di impresa.

Sconto e cessione in fattura
Tutti i bonus presentati finora posssono essere ceduti ad altri soggetti o trasformati in sconto in fattura. Per poter optare per la cessione o lo sconto, il contribuente deve chiedere il visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi. L’opzione andrà comunicata in via telematica alle Entrate (servirà un provvedimento del direttore per regolarla). I tecnici abilitati e i professionisti incaricati della progettazione strutturale dovranno rilasciare una asseverazione/attestazione e in caso di dichiarazioni non veritiere, oltre al penale, risponderanno di una specifica sanzione ancora da quantificare. Dovranno inoltre avere una polizza che garantisca l’Erario da eventuali danni.

Lo sconto in fattura sarà pari alla detrazione e anticipato dal fornitore, che potrà recuperarlo sotto forma di credito d’imposta con facoltà di successiva cessione.

La cessione del credito d’imposta potrà avvenire anche con facoltà di successiva cessione ad altri soggetti, comprese banche e intermediari finanziari.

In caso di eventuali violazioni – in presenza di concorso nella violazione – il fornitore che ha applicato lo sconto e chi ha acquisito il credito, saranno responsabili in solido.

Fonte: il sole 24 ore